Allo stesso modo, è stato bocciato il paradigma di sviluppo portato avanti dagli Stati Uniti d'America  nell'ultimo cinquantennio.

Sul punto torno a leggere gli eventi in chiave storica.

Ripensando che ad oggi, l'uomo è stato guidato nel proprio globale percorso ora da una civiltà ora da un'altra (leggi impero egizio, romano, persiano, normanno, spagnolo, francese, inglese).

Oggi, siamo di fronte al formale passaggio di consegna: la civiltà americana passa il testimone ad un'altra (verosimilmente quella cinese o indiana).

 Altro risultato della crisi è quello di destabilizzare coloro che hanno messo al centro della propria vita beni materiali effimeri piuttosto che valori.

L'UOMO, con il proprio essere e con pari dignità, torna prepotentemente alla ribalta.

 

Utere capite, semper !








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                                                                                                                                      PSE

Gli eventi degli ultimi giorni possono essere letti ed interpretati in tanti modi per sostenere svariate posizioni, tra loro anche molto distanti .

Per conto mio, cerco di costruire una spiegazione partendo da elementi oggettivi.

 Viviamo nel 2013, questo vuol dire che non solo è iniziato un centennio ma addirittura un nuovo millenio.

Questa banale considerazione dovrebbe condurre al pensiero che quello che crediamo vero e stabile oggi non vuol dire che lo sia stato ieri nè tantomeno che lo sarà domani.

 Lo sviluppo demografico dell'uomo (nel 1920 gli uomini non arrivavano a 2 miliardi oggi siamo in 6 miliardi) e il cambiamento del proprio modo di vivere, teso non più (rectius non solo) a soddisfare i propri bisogni di sopravvivenza e di riproduzione ma a soddisfare innaturali esigenze di agiatezza e pigrizia hanno preso piede e si sono affermate principalmente dal secondo dopoguerra.

Questo modo di vivere, globalmente ricercato, non è ovviamente raggiungibile dalla generalità di persone nè tantomeno compatibile con le risorse naturali del pianeta sul quale viviamo, oggettivamente limitate ed esauribili.

 La crisi, secondo me, conferma in primo luogo l'errore di quest'impostazione.

 In quest'ottica il concetto di capitalismo è piuttosto recente ed ha contrassegnato solo l'epoca industriale.

Il capitalismo presuppone che affianco al mezzo/lavoro, presente da sempre nella storia antropologica (la caccia del primitivo è il lavoro !!), vi sia il mezzo/capitale, strumento ideologico con il quale si sono giustificate delle differenze reali casualmente presenti nella struttura sociale dell'epoca (non si è mai potuto scegliere di nascere nobile piuttosto che contadino !!).

 L'affermarsi del capitalismo ha comportato la nascita di ideologie allo stesso antitetiche, alcune che negavano la dignità del capitale quale elemento costitutivo di una società tra uomini(comunismo) altre che condizionavano l'esistenza del capitale alla sua generalizzata accessibilità (socialismo).

 Questa semplicistica ricostruzione ha ovviamente avuto delle trasformazioni nel tempo, prima tra tutte la potenziale mobilità del capitale, che astrattamente sarebbe potuto discendere dall'altro mezzo: il lavoro.

Di fatto questa idea non è risultata confortata dalla reale applicazione. E' noto, come nella nostra società il mezzo/lavoro non generi sempre il mezzo/capitale.

Mi soffermo sul punto.

Il concetto economico in base al quale il capitale potesse essere generato non dal caso (come originariamente fu) bensì dal lavoro è fallito nel momento stesso in cui il lavoro non ha ricevuto la stessa dignità.

Banalmente, un professore che lavori alacremente difficilmente potrà generare capitale al contrario di quanto potrà fare un manager che profonde lo stesso impegno.

ATTENZIONE, non sto facendo una dichiarazione di egualitarismo (lungi da me !! Visto che sono per un società meritocratica !!) ma un confronto pratico/economico tra posizioni per le quali il sistema prevede un percorso d'accesso speculare (leggi istruzione/Laurea).

 L'ennesima trasformazione connessa al capitale ha prodotto un'abnorme distorsione: quella di poter pensare che questo potesse adirittura sostituire il mezzo/lavoro, rendendosi l'unico mezzo necessario per le relazioni economiche dell'uomo.

 

Tralascio in questa sede i miei commenti etici e morali su chi abbia esteso il valore del capitale anche a sfere non economiche ma sociali(leggi diversificazione della società e delle relative attività in base al proprio capitale).

 

La crisi boccia questa degenerazione.


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