Ritorno alla Politica :

Gli eventi degli ultimi giorni possono essere letti ed
interpretati in tanti modi per sostenere svariate posizioni, tra loro anche
molto distanti .
Per conto mio, cerco di costruire una spiegazione partendo
da elementi oggettivi.
Viviamo nel 2013, questo vuol dire che non solo è iniziato
un centennio ma addirittura un nuovo millenio.
Questa banale considerazione dovrebbe condurre al pensiero
che quello che crediamo vero e stabile oggi non vuol dire che lo sia stato ieri
nè tantomeno che lo sarà domani.
Lo sviluppo demografico dell'uomo (nel 1920 gli uomini non
arrivavano a 2 miliardi oggi siamo in 6 miliardi) e il cambiamento del proprio
modo di vivere, teso non più (rectius non solo) a soddisfare i propri bisogni
di sopravvivenza e di riproduzione ma a soddisfare innaturali esigenze di
agiatezza e pigrizia hanno preso piede e si sono affermate principalmente dal
secondo dopoguerra.
Questo modo di vivere, globalmente ricercato, non è
ovviamente raggiungibile dalla generalità di persone nè tantomeno compatibile
con le risorse naturali del pianeta sul quale viviamo, oggettivamente limitate
ed esauribili.
La crisi, secondo me, conferma in primo luogo l'errore di
quest'impostazione.
In quest'ottica il concetto di capitalismo è piuttosto
recente ed ha contrassegnato solo l'epoca industriale.
Il capitalismo presuppone che affianco al mezzo/lavoro,
presente da sempre nella storia antropologica (la caccia del primitivo è il
lavoro !!), vi sia il mezzo/capitale, strumento ideologico con il quale si sono
giustificate delle differenze reali casualmente presenti nella struttura
sociale dell'epoca (non si è mai potuto scegliere di nascere nobile piuttosto
che contadino !!).
L'affermarsi del capitalismo ha comportato la nascita di
ideologie allo stesso antitetiche, alcune che negavano la dignità del capitale
quale elemento costitutivo di una società tra uomini(comunismo) altre che
condizionavano l'esistenza del capitale alla sua generalizzata accessibilità
(socialismo).
Questa semplicistica ricostruzione ha ovviamente avuto delle
trasformazioni nel tempo, prima tra tutte la potenziale mobilità del capitale,
che astrattamente sarebbe potuto discendere dall'altro mezzo: il lavoro.
Di fatto questa idea non è risultata confortata dalla reale
applicazione. E' noto, come nella nostra società il mezzo/lavoro non generi
sempre il mezzo/capitale.
Mi soffermo sul punto.
Il concetto economico in base al quale il capitale potesse
essere generato non dal caso (come originariamente fu) bensì dal lavoro è
fallito nel momento stesso in cui il lavoro non ha ricevuto la stessa dignità.
Banalmente, un professore che lavori alacremente
difficilmente potrà generare capitale al contrario di quanto potrà fare un
manager che profonde lo stesso impegno.
ATTENZIONE, non sto facendo una dichiarazione di
egualitarismo (lungi da me !! Visto che sono per un società meritocratica !!)
ma un confronto pratico/economico tra posizioni per le quali il sistema prevede
un percorso d'accesso speculare (leggi istruzione/Laurea).
L'ennesima trasformazione connessa al capitale ha prodotto
un'abnorme distorsione: quella di poter pensare che questo potesse adirittura
sostituire il mezzo/lavoro, rendendosi l'unico mezzo necessario per le
relazioni economiche dell'uomo.
Tralascio in questa sede i miei commenti etici e morali su
chi abbia esteso il valore del capitale anche a sfere non economiche ma
sociali(leggi diversificazione della società e delle relative attività in base
al proprio capitale).
La crisi boccia questa degenerazione.